Bilancio di Sostenibilità: uno strumento strategico e innovativo

Il Bilancio di Sostenibilità gioca un ruolo molto importante all’interno di un azienda perché diventa uno strumento di trasparenza con cui è possibile mettere a nudo tutti gli aspetti organizzativi e di performance dell’impresa.

Il Bilancio di Sostenibilità si pone come obiettivo primario la rappresentazione delle attività svolte nei confronti di tutti gli interlocutori dell’impresa, in coerenza con la missione e con i valori aziendali dichiarati. 

Le imprese, grandi e piccole, stanno trovando sempre di più nel Bilancio di Sostenibilità un elemento per presentarsi in maniera innovativa sul mercato e per differenziarsi dai propri competitor.

Ma cos’è esattamente il Bilancio di Sostenibilità?

È lo strumento di monitoraggio, rendicontazione e comunicazione del processo di gestione responsabile intrapreso dall’azienda. Viene analizzato fin nei minimi dettagli da investitori, agenzie di rating, clienti, ONG, che ne vagliano i contenuti e analizzano le performance. 

Il principio di fondo è quello dell’accountability;  vale a dire il dovere, la responsabilità, di spiegare, giustificare e rendicontare, cosa si sta facendo per rispettare gli impegni presi con i portatori di interesse.

Il Bilancio di Sostenibilità è il documento di finale di un processo più ampio: il processo di Reporting.

In questo senso, il Bilancio di Sostenibilità ha una duplice valenza quale strumento di gestione e di comunicazione.

È strumento di comunicazione poiché, attivando adeguati canali di informazione e ascolto, consente di rilevare le aspettative legittime, il grado di soddisfazione e di consenso dei portatori di interesse.

Aumenta la comprensione dell’attività svolta dalla azienda rendendo sistematico il dialogo e la comunicazione a due vie.

È invece strumento di gestione in quanto permette di misurare le performance secondo il principio della triple bottom line.

Principio in base al quale le imprese dovrebbero operare le loro scelte non solo in funzione dell’aspetto economico ma anche in funzione della sostenibilità sociale e ambientale, integrando aspetti di carattere etico nel loro business model e mostrando un approccio strategico alla sostenibilità.

Rappresenta dunque un valido sistema informativo per:

  • assumere decisioni, controllarle e valutarle;
  • gestire le priorità e le aspettative dei principali interlocutori; 
  • supportare la pianificazione strategica;
  • verificare il raggiungimento degli obiettivi. 

La rendicontazione di sostenibilità è un fenomeno in continua evoluzione. 

A partire da metà degli anni novanta si registrano le prime pubblicazioni di Bilanci Sociali (orientati a mettere in luce gli impatti e le azioni compiute dall’azienda nei confronti delle realtà territoriali di riferimento), e di poco successiva è la comparsa dei primi report ambientali.

Strumenti volti a rendere pubblica la contabilizzazione degli impatti ambientali aziendali. L’affermarsi dell’approccio triple bottom line all’inizio degli anni 2000 porta alla pubblicazione dei primi Bilanci di Sostenibilità, ad oggi lo strumento più utilizzato dalle imprese.

In prospettiva si immagina un’evoluzione, già avviata, verso l’integrazione del Bilancio di Esercizio con il Bilancio di Sostenibilità in quello che viene definito “Bilancio Integrato”.

Il bilancio sostenibile e l’evoluzione a livello normativo

La sempre maggiore centralità della rendicontazione di sostenibilità è evidente anche dalle evoluzioni a livello normativo in materia.  Infatti, Anche a livello normativo negli ultimi anni si è registrata una crescente attenzione al tema della rendicontazione delle performance non finanziare, grazie all’emanazione della Direttiva UE 2014/95/UE.

Nelle dichiarazioni preliminari si sottolinea che la comunicazione di informazioni di carattere non finanziario contribuisce a misurare, monitorare e gestire i risultati delle imprese.

Di conseguenza il relativo impatto sulla società si configura importante per gli interessi delle imprese, degli azionisti e di altri portatori di interesse.

Un altro aspetto importante è quello della metodologia di redazione del Bilancio di Sostenibilità. Esistono infatti differenti standard internazionali e linee guida per l’impostazione del bilancio di sostenibilità:

  • il framework per l’Integrated Reporting proposto dall’IIRC (International Integrated Reporting Committee);
  • le linee guida del Global Reporting Initiative (lo standard più diffuso);
  • il modello nazionale GBS;
  • le linee guida dell’AccountAbility per la gestione del processo di rendicontazione e del dialogo con gli Stakeholder. 

La Sostenibilità al centro delle decisioni aziendali

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Non solo le grandi aziende oggi puntano alla sostenibilità come focus di pianificazione di asset e strategie d’investimento. La sostenibilità oggi rappresenta un elemento chiave per le aziende e racchiude in se’ con molteplici vantaggi:

  • creare un’immagine, e Green Reputation del brand, solida e credibile nel tempo;
  • costruire un business sostenibile e duraturo nel lungo periodo;
  • accedere a nuove forme di capitali e modelli di business;
  • formalizzare importanti operazioni di saving;
  • accedere a nuovi mercati o nicchie di mercato legate alla sostenibilità;
  • gestire i rischi legati ai cambi climatici, idrogeologici puntando all’impact investing;
  • gestire e realizzare importanti momenti di teambuilding funzionali nel prospettare maggiori efficienze e soddisfazioni per i propri dipendenti;
  • provvedere alla realizzazione di una politica etica e ambientale aziendale da presentare ai propri stakeholder;
  • salvare il pianeta.

Linee guida per redigere un Bilancio di Sostenibilità

Come si redige un bilancio di sostenibilità? Ad oggi non vi è un riferimento normativo comunitario che risponda a procedure identificate o documentazioni obbligatorie precise da redigere. Indicatori di sostenibilità riconosciuti non sono ancora entrati in vigore e le aziende basano le proprie procedure su base volontaria.

Ad oggi non c’è una legge che imponga un metodo uniforme per redigere il bilancio di sostenibilità.

Sono presenti però delle linee guida come quelle del Global Reporting Initiative, un gruppo no-profit fondato a Boston nel 1997 che riporta degli standard entro cui le aziende possono muoversi nel mostrare il loro impegno nella sostenibilità e i contenuti da inserire nel documento di Sostenibilità.

A metà ottobre del 2016 il GRI (Global Reporting Initiative) ha pubblicato nuovi standard che hanno sostituito quelli precedenti, a partire dal 1 luglio 2018.

Si tratta di 36 linee guida da seguire per realizzare Bilanci di sostenibilità trasparenti e omogenei nel contenuto su una lunga serie di temi: le emissioni di gas serra, l’impronta idrica, il consumo di energia, le politiche adottate con i lavoratori, etc…

Le aziende possono così seguire queste indicazioni di carattere volontario per pubblicare sia un Bilancio di Sostenibilità completo sotto i molteplici aspetti trattati dagli indicatori, sia per stilare relazioni dettagliate su singoli argomenti verticali.

In linea di principio, il Bilancio di Sostenibilità risulta uno strumento che segue questi punti:
  • illustrare l’operato dell’impresa in rapporto alla sua mission, ai valori, e ai suoi principi ispiratori;
  • illustrare le sue prestazioni, soprattutto dal punto di vista sociale;
  • fornire informazioni e strumenti utili a supportare il management nella definizione delle strategie sociali dell’impresa, soprattutto nell’analisi delle attese legittime degli stakeholder;
  • quantificare il contributo sociale netto dell’impresa nei confronti dei diversi stakeholder;
  • verificare la coerenza tra obiettivi assunti e risultati ottenuti;
  • esplicitare gli obiettivi di miglioramento dell’impresa sotto il profilo sociale.

Quando il Bilancio di Sostenibilità diventa obbligatorio per le aziende

La direttiva numero 95 del 2014 (2014/95/UE), recepita solo alla fine del 2016 da parte del Parlamento e del Consiglio europeo, ha reso questo tipo di bilancio obbligatorio.

Non per tutte le realtà.

Difatti sono tenute a redigere un Bilancio di Sostenibilità tutte le “imprese di grandi dimensioni che costituiscono enti di interesse pubblico e gli enti di interesse pubblico che sono imprese madri di un gruppo di grandi dimensioni, in ciascun caso aventi in media più di 500 lavoratori, nel caso di un gruppo, da calcolarsi su base consolidata”.

Per base consolidata si intende un bilancio consolidato che soddisfi determinati criteri stabiliti dalla legge: il totale dell’attivo dello stato patrimoniale dev’essere superiore a 20 milioni di euro.

Oppure, in alternativa, il totale dei ricavi netti delle vendite e delle prestazioni deve superare i 40 milioni.

La stessa direttiva, però, aggiunge che “ciò non dovrebbe impedire agli Stati membri di chiedere la comunicazione di informazioni di carattere non finanziario a imprese e gruppi diversi dalle imprese che sono soggette alla presente direttiva”.

Il principio espresso dalla direttiva è quello del “comply or explain”.

Ciò implica che le aziende dovranno rendere note le loro politiche in termini di sostenibilità, oppure dovranno spiegare il motivo per cui non se ne sono occupate.

Gli ambiti minimi sui quali è richiesto di rendicontare le proprie attività e performance, prevedendo che vengano prese in considerazioni almeno le informazioni relative a:

  • utilizzo di risorse energetiche (distinguendo fra fonti rinnovabili e non rinnovabili);
  • impiego di risorse idriche;
  • emissioni di gas serra;
  • emissioni inquinanti in atmosfera;
  • impatto sull’ambiente, sulla salute e la sicurezza, associato ai fattori di rischio ambientale e sanitario;
  • aspetti sociali e attinenti alla gestione del personale;
  • rispetto dei diritti umani;
  • lotta contro la corruzione attiva e passiva.

Le singole imprese hanno però la libertà di scegliere lo standard di rendicontazione, individuando di volta in volta i KPI che meglio descrivono le loro attività.

I controlli della dichiarazione da parte dell’autorità riguardano l’adeguatezza dei sistemi, dei processi e delle procedure utilizzate ai fini della preparazione della dichiarazione.

A valle dei controlli, l’autorità redige un report che attesta la conformità.

Il decreto prevede inoltre che anche le imprese non sottoposte all’obbligo possano presentare una dichiarazione di carattere non finanziario in forma volontaria. In particolare, per le PMI esistono apposite forme semplificate.

Il bilancio sostenibile e i suoi vantaggi: l’impatto sull’immagine aziendale

A questo punto, verrebbe da chiedersi perché un’azienda non obbligata a farlo dovrebbe occuparsi di comunicazione ambientale. Il motivo è presto detto: sono sempre di più le persone attente, consapevoli e sensibili alle tematiche ambientali.

Sia i consumatori b2c che i buyer b2b non si accontentano esclusivamente delle informazioni sul prodotto o servizio che stanno valutando, ma cercano notizie sulle modalità di produzione, sull’etica del fornitore e sull’impatto ambientale.

I vantaggi tangibili per le aziende che adottano un modello di business sostenibile sono riassumibili in termini di:

  • aumento del valore percepito dagli stakeholder;
  • maggiore fidelizzazione di clienti e dipendenti;
  • incremento delle vendite.

Se la tua azienda sta valutando di dotarsi di un sistema di gestione ambientale o ha bisogno di supporto nella definizione dei parametri per redigere il bilancio sostenibile, potresti valutare di affidarti ad un team di esperti in materia.

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