Green economy e agevolazioni fiscali 2020

In Italia si sente sempre di più parlare di green economy ma, nella maggior parte dei casi, non si riesce a comprendere a pieno di cosa si tratta.

Nello specifico è un tipo di economia che prende in esame non solo la produzione, ma anche l’impatto che essa avrà sull’ambiente.

Questo per non pesare in maniera eccessiva su Madre Natura.

Aggiungiamo che la Green economy è un tipo di economia che, attraverso interventi del privato e finanziamenti pubblici, porta a diminuire le emissioni di CO2.

In questo modo diminuisce l’inquinamento quindi a diminuire l’inquinamento, tende a conservare l’ecosistema e a non danneggiare la biodiversità.

Green economy: cos’è e come funziona

La Green economy cerca quindi di innescare un meccanismo virtuoso, che permetta di gestire al meglio le risorse, ottimizzando quanto più possibile la produzione. Portando inoltre ad una crescita del PIL.

La Terra fatica sempre di più a sostenere l’impatto dell’uomo.

Di conseguenza, quello che si deve avere con la Green economy è l’applicazione di un tipo di sviluppo sostenibile, che porti a far crescere il Paese senza impattare sulla natura.
In questo quadro l’ambiente viene infatti visto come un fattore di crescita economica per l’uomo. Questo perchè l’impoverimento delle risorse e il consumo eccessivo delle materie prime comporta anche un aumento di prezzo delle stesse e quindi un danno dal punto di vista dell’economia. L’incentivazione dell’economia verde permette anche la creazione di nuovi posti di lavoro, che spesso vengono indicati in gergo con il termine inglese «green jobs».

Questo porta quindi ad un miglioramento del mercato del lavoro in moltissimi albiti come l’agricoltura, la produzione di energie rinnovabili, la bioarchitettura, il riciclo e tanti altri settori.

Il problema principale della Green economy è che però richiede una trasformazione profonda della società.

Cambiamento radicale che spesso però la comunità non è in grado ancora di mettere in atto o concepire.

In primo luogo deve avvenire una presa di coscienza da parte delle aziende che devono farsi carico di quella che in inglese viene definita corporate social responsibility.

Stiamo parlando di responsabilità sociale d’impresa che prevede l’impegno da parte dell’azienda nell’azione di strumenti e tecnologie che mirino a impattare il meno possibile sull’ambiente.


Negli USA ad esempio sono stati creati degli enti che aiutano le aziende nella crescita economica sostenibile. Il Sustainability Accounting Standards Board è proprio un organo di questo tipo, nato nel 2011 e indipendente. Tale organo favorisce la divulgazione di informazioni sulla sostenibilità delle aziende a favore degli investitori.

Green economy: crescono le imprese e gli occupati

Una recente analisi di Confartigianato su dati ISTAT evidenzia come la green economy rappresenti il 2,1% dell’economia italiana complessiva.

In particolare, il settore dei beni e servizi che hanno come finalità primaria la protezione dell’ambiente e la gestione delle risorse naturali ha raggiunto un valore aggiunto pari a 36 miliardi di euro nel 2017.

Dal punto di vista occupazionale, l’economia ambientale usufruisce della professionalità di 386mila addetti che lavorano a tempo pieno.  Questo con un aumento pari allo 0,5% rispetto al 2016: stiamo parlando del “Green job”.

Green Job e sostenibilità

Tra i principali trend del 2019 che sembrerebbe stiano guidando il futuro dei sistemi energetici vi è sicuramente un concetto che non può essere assolutamente sottovalutato: l’economia circolare.

Un termine che rientra perfettamente nell’idea di economia verde, ovvero quell’insieme di attività produttive che mirano a ridurre l’impatto ambientale attraverso l’utilizzo di fonti di energia rinnovabili.

Questo è possibile soprattutto grazie alle nuove innovazioni tecnologiche che sono state sviluppate negli ultimi anni.

Bisogna tener conto del fatto che l’idea di economia circolare e rispetto ambientale hanno portato delle importanti novità nel mercato del lavoro.

Sono sempre di più le figure professionali che si specializzano nelle tematiche green. Stiamo parlando dei cosiddetti green jobs, una nicchia di mercato che sta cambiando le dinamiche di mercato.

I green jobs rappresentano quell’insieme di occupazioni in diversi settori che mirano a contribuire in maniera concreta alla qualità ambientale.

Le principali figure più richieste sul mercato sono, per esempio: i chimici verdi, gli esperti di marketing ambientali, i project financer verdi.

Altre mansioni riguardano gli installatori di impianti a basso impatto ambientale. Quest’ultima figura, in particolare, rappresenta un professionista a elevato grado di specializzazione.

È cresciuto, in particolare, il numero delle aziende che decidono di affidarsi a queste figure per installare degli impianti green.

Stiamo parlando di una serie di soluzioni che siano capaci di rispettare l’ambiente e al tempo stesso di offrire importanti benefici economici.

Green economy: quali sono i vantaggi?

I vantaggi della green economy sarebbero notevoli: oltre che dal punto di vista ambientale (e non è poco), la nuova economia porterebbe con se la nascita di tanti nuovi posti di lavoro: i “green job”.

Nello scenario della Rivoluzione Energetica, i posti di lavoro ottenibili in Italia al 2030 sarebbero 96mila tra produzione di energie rinnovabili e efficienza.

Stiamo parlando del 144% in più rispetto ai 39mila dello scenario di riferimento tendenziale.

Il potenziale raggiungibile in termini occupazionali, dipenderà da quanto l’industria italiana sarà in grado di sfruttare le opportunità e di valorizzare la filiera produttiva delle tecnologie rinnovabili.

Riuscendo in questo modo, a stabilire una leadership nel mercato manifatturiero internazionale”.

Agevolazioni fiscali 2020

Il Governo vuole premiare le aziende che investono, e che hanno investito, in nuove tecnologie “green”, capaci di ridurre l’impatto ambientale dei processi produttivi (e non solo).

Così, nella Legge di Bilancio 2020 che tra qualche giorno dovrebbe arrivare in Parlamento è stata inserita una misura fiscale “premiale”.

Questa misura potrebbe ulteriormente incrementare gli investimenti nell’ambito dell’industria 4.0 e delle tecnologie a basso impatto ambientale.

Come si legge sul portale “Fisco e tasse”, affinché le aziende possano usufruire del credito d’imposta nella misura del 10% sugli investimenti realizzati.

È necessario che gli acquisti siano parte integrante di un progetto che preveda il raggiungimento di almeno uno di questi obiettivi “green”:

  • Minore utilizzo di materie prime. I macchinari e i software acquistati devono garantire un processo produttivo che richieda un minor utilizzo di materie prime e minor consumo energetico rispetto alle tecnologie attualmente impiegate.
  • Riduzione delle emissioni inquinanti. Le nuove tecnologie impiegate nei processi produttivi dovranno garantire una riduzione delle emissioni inquinanti in aria, acqua e suolo a parità di intesità energetica o a fronte di una maggiore produttività.
  • Utilizzare materiali alternativi, che assicurino un minor impatto e un minor inquinamento ambientale a fronte di quelli impiegati in precedenza.
  • Riduzione delle emissioni di carbonio. Gli investimenti in impianti e software per l’industria 4.0 dovranno assicurare una riduzione delle emissioni di carbonio a fronte di una eguale intensità energetica o maggiore produttività.
Le aziende potranno usufruire del credito d’imposta “green” non solo sull’acquisto dei beni, ma anche su costi legati alla loro progettazione, installazione e utilizzo.

Rientrano in queste spese: le consulenze specialistiche, le competenze tecniche e privative industriali relativi all’acquisizione di brevetti e personale dipendente. Questo anche se titolare di un contratto a tempo determinato, direttamente impiegato nel progetto.

La concessione del credito d’imposta del 10% nel triennio 2020-2022 è subordinata alla verifica effettuata da enti certificatori accreditati e revisori contabili.

I primi dovranno accertare che i progetti per i quali si chiedono gli sgravi fiscali siano aderenti alle direttive ENEA, mentre i secondi dovranno verificare l’effettivo sostenimento delle spese agevolabili e il loro collegamento a progetti “green”.

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