PIR 3.0: le novità 2020 e l’impatto positivo su AIM ITALIA

I PIR 3.0, Piani Individuali di Risparmio, in vigore dal 2020, si propongono come uno strumento elastico e competitivo.

Uno strumento che da subito ha registrato pareri positivi degli addetti ai lavori. Il 2020 è visto proprio come l’anno del rilancio dei PIR, piani individuali di risparmio.

Ma cosa sono esattamente i PIR (Piani Individuali di Risparmio)?

Sono una forma di risparmio incentivato a livello fiscale e, nello stesso tempo, un veicolo per canalizzare flussi finanziari verso le piccole imprese italiane e per sostenere lo sviluppo economico del Paese.

A beneficiarne non è però solo l’industria dei fondi comuni, ma anche le piccole aziende pronte a entrare nei radar dei fondi.

L’impatto dei Pir 3.0 sulle aziende quotate dell’Aim potrebbe essere già nel 2020 pari a 231 milioni di euro con 126 titoli potenziali target di investimento di nuovi Pir. Non solo. Nel triennio 2020-2022 si stima che l’aumento del numero dell’Ipo (Initial Pubblic Offering) potrebbe raggiungere una percentuale del 30% (medio annuo) e un incremento dell’afflusso di capitali e liquidità per lo sviluppo delle aziende del +69% (raccolta media) rispetto al 2019. Non ultimo un ampliamento del flottante medio in fase di Ipo dal 24% del 2019 al 30 per cento.

Sono queste le prime evidenze dell’ultimo studio dedicato al tema dall’Osservatorio Aim di IR Top Consulting, boutique finanziaria leader in Italia nella consulenza direzionale per i capital markets. (fonte Lucilla Incorvati – il sole 24 ore)

I nuovi Pir dovranno avere almeno il 70% dell’investimento complessivo in strumenti finanziari emessi da imprese italiane oppure aziende europee (purché abbiano una stabile organizzazione in Italia).

Inoltre, almeno il 25% di questa quota dovrà essere impiegata in strumenti finanziari di imprese diverse da quelle inserite nell’indice Ftse Mib o in indici equivalenti di altri mercati regolamentati.

Un ulteriore quota del 5% (sempre del 70% sopracitato) dovrà essere destinata in strumenti finanziari di imprese italiane diverse da quelle inserite nell’indice Ftse Mib, Ftse Mid e Star (a meno che non si tratti di small cap) o in indici equivalenti di altri mercati regolamentati. Restano, ovviamente, per i Pir le vecchie agevolazioni fiscali previste fin dall’inizio.

Normativa PIR 3.0 cosa prevede?              

La normativa dei Pir di terza generazione prevede che una soglia minima del 17,50% del valore complessivo degli investimenti del Pir venga investito in Mid Cap e/o Small Cap.

Una soglia minima del 3,50% del valore complessivo degli investimenti del Pir venga investito esclusivamente in Small Cap. Relativamente alla soglia minima del 3,5% del valore complessivo dell’investimento allocato esclusivamente in Small Cap, l’universo investibile dei Pir in Italia è formato da 258 titoli che rappresentano una capitalizzazione complessiva di 25,4 miliardi.

Aim Italia rappresenta il 49% (26% in termini di capitalizzazione).

Seguono le società MTA Small Cap (26% del totale società, 28% in termini di capitalizzazione).

Tenendo conto, invece, della soglia minima del 17,5% su società non appartenenti al Fste Mib e al Fste Mid, secondo lo studio, il mercato Aim Italia, costituito da 126 società eligibili, è il più numeroso e rappresenta il 39% del totale società (5% in termini di capitalizzazione). Seguono le società Mta Small Cap (21% del totale società, 5% in termini di capitalizzazione).

PIR 3.0 e PMI pronte ad andare in orbita con la nuova riforma

Partiamo dal fatto che le Piccole e Medie Imprese sono la spina dorsale dell’economia europea e rappresentano il 99% del commercio UE. Negli ultimi cinque anni, hanno creato circa l’85% dei nuovi posti di lavoro, ricoprendo i due terzi dell’intero settore privato europeo.

Benché contribuiscano in modo rilevante alla crescita economica globale, il loro sviluppo viene spesso ostacolato da un accesso limitato ai finanziamenti.

Questo a causa di una bassa propensione degli intermediari finanziari a erogare loro prestiti.

Le piccole imprese (soprattutto se giovani e nazionali) affrontano, a priori, più ostacoli alla crescita aziendale rispetto alle società di grandi dimensioni (da più anni nel mercato e internazionali).

Questo perchè i vincoli, soprattutto l’accesso al finanziamento, sono maggiormente stringenti. Le asimmetrie informative, difatti, tendono ad aggravarsi nel caso di giovani società, poiché i creditori non hanno tempo e dati necessari a valutare con precisione il rischio connesso al finanziamento.

Le imprese inoltre non hanno tempo sufficiente a instaurare rapporti di lungo periodo con i finanziatori.

Ma grazie alle modifiche introdotte alle normative dei PIR, il 2020 per le piccole e medie imprese potrebbe essere davvero l’anno del rilancio. Perché?

A beneficiare della massa di liquidità in arrivo dal tesoretto del risparmio privato dovrebbero essere soprattutto le piccole e medie imprese.

Imprese che in Borsa Italiana sfiorano le 300 unità, per una capitalizzazione complessiva di 26 miliardi di euro. A beneficiare della spinta dei Pir 3.0 ci sono società note come Amplifon, Banca Ifis e Tamburi Investmenti per quanto riguarda i pesi medi.

Tra le varie small cap invece ci sono Avio, DeA Capital, Cairo Communication, Coima Res e perfino l’A.S. Roma.

Inoltre il nuovo regolamento consentirà ai fondi pensione italiani di investire fino al 10% del loro patrimonio in Pir. Rimane fermo il vantaggio fiscale che resta l’azzeramento dell’imposta sulle plusvalenze dopo il mantenimento del fondo per almeno 5 anni.

PIR 3.0: quale sarà l’impatto su AIM ITALIA per il 2020

Nel 2020, le revisioni normative hanno reso gli strumenti maggiormente compatibili.

Grazie alla gestione e l’operatività dei fondi aperti rispetto al vincolo sui Venture Capital, è possibile ipotizzare una raccolta pari a 3 miliardi.

Considerando uno scenario di tassi prossimi allo zero, nel 2020 è possibile ipotizzare che 2/3 delle risorse, pari a 2 miliardi, possano confluire nell’azionario.

Inoltre, ipotizzando uno scenario conservativo nel quale il 30% delle risorse dell’azionario venga investito su titoli non appartenenti all’indice FTSE Mib, si stima un apporto di capitali sulle società Mid/Small Cap pari a 0,6 miliardi nel 2020.

L’ufficio Studi IR Top Consulting stima che, grazie all’emendamento sui Pir di terza generazione promosso dalla Commissione Finanze, anche il mercato AIM Italia potrà beneficiare in maniera importante delle nuove condizioni. Un mercato che rappresenta circa la metà dell’universo investibile relativo al 3,5% da allocare su titoli non Mib e non Mid, pari a 258 società Small Cap quotate sui mercati regolamentati e non regolamentati.

Parlando di PIR è inevitabile menzionare l’impatto positivo che avranno su AIM ITALIA ma sappiamo esattamente di cosa si tratta? Facciamo chiarezza anche su questo.

Che cos’è l’AIM ITALIA?

L’AIM Italia è il mercato di Borsa Italiana dedicato alle piccole e medie imprese ad alto potenziale di crescita. AIM è l’acronimo di Alternative Investment Market e ha l’obiettivo di raccogliere fondi per le PMI che vogliono tentare la carta del mercato azionario.

L’AIM è nato nel 1995 nel Regno Unito ed è arrivato in Italia nel 2008 dopo l’acquisizione da parte di London Stock Exchange di Borsa Italiana.

AIM Italia è stato presentato in Italia il 22 giugno del 2009 e il 1 marzo del 2012 è stato accorpato con il MAC, il Mercato alternativo dei capitali. L’AIM Italia raccoglie le quotazioni solamente delle PMI e rispetto al mercato borsistico ha un processo di ammissione molto più flessibile, tarato esclusivamente sulle necessità delle aziende.

Come puoi accedere ad AIM ITALIA?

Come detto, per essere ammessi al listino di AIM Italia le piccole e medie imprese hanno una procedura semplificata. Non è necessario presentare un prospetto informativo e non bisogna pubblicare i resoconti trimestrali della gestione dell’azienda. L’ammissione dell’azienda viene valutata da un Nominated Adviser (Nomad), persona responsabile nei confronti di Borsa Italiana e che deve accompagnare la PMI non solo nelle fasi iniziali, ma anche durante il periodo della quotazione. Il Nominated Adviser è un consulente che permette alla PMI di superare con facilità le problematiche del mercato azionario.

Quali possono essere i vantaggi nell’accedere ad AIM ITALIA

Rispetto all’accesso al mercato principale, i costi per partecipare all’AIM Italia sono molto più contenuti. Ma allo stesso tempo gli investitori hanno la sicurezza di acquistare azioni di aziende che hanno subito dei controlli e che nel lungo periodo non dovrebbero mostrare segnali di instabilità.

Inoltre, grazie alla creazione dei PIR, sono sempre di più gli istituti finanziari che stanno spostando le risorse verso l’AIM Italia.

Un modo per molte PMI di ricevere finanziamenti e di investire in nuovi progetti.  

 Mercato AIM e benefici grazie ai PIR 3.0

Le condizioni di cui potrà beneficiare il mercato AIM sono volte a indirizzare il risparmio privato nell’economia reale.

In modo specifico verso le PMI che costituiscono le fondamenta del sistema industriale italiano.

Definito l’impatto complessivo stimato pari a 231 milioni su AIM Italia, IR Top Consulting ha analizzato gli effetti sul mercato azionario delle PMI partendo dai dati storici delle Ipo del periodo 2017-2018 su AIM Italia, in termini di raccolta media, flottante medio in Ipo e ricavi medi.

L’afflusso di capitali atteso sul mercato AIM Italia risulta superiore rispetto alla raccolta in Ipo del 2019 (+12%).  Potrebbe generare l’ingresso di nuove Spac, che possono essere considerate come un meccanismo di accelerazione del processo di Ipo.

Spero di averti dato un quadro specifico sia su cosa sono i PIR l’impatto che avranno sul 2020 e i benefici che ne trarranno sia i piccoli risparmiatori che le PMI.

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