Il rating delle aziende: come valutare l’affidabilità di un’impresa

 Il Rating delle Aziende e la valutazione dell’affidabilità di un’impresa. In questa fase di difficile congiuntura economica, l’accesso al credito da parte del mondo produttivo è un tema di grande attualità e un obiettivo prioritario.

In questo contesto, assume ancora maggiore rilievo l’affidabilità della singola impresa. Il giudizio sull’affidabilità espresso dal rating non deve pertanto essere solo il frutto di un’analisi condotta sulla base di dati quantitativi, contabili e mandamentali.

Deve essere anche il risultato della capacità della banca di valorizzare le informazioni di natura qualitativa dell’impresa che si possono acquisire attraverso un dialogo aperto e costruttivo.

A cosa serve il rating aziendale e quali possono essere i vantaggi di un rating positivo per un azienda?

A cosa serve il rating aziendale?

Introdotto dagli accordi di Basilea II, il rating aziendale ha quindi l’obiettivo di indicare un valore che viene assegnato all’impresa su cui basarsi.

Questo prima di concedere un credito come azienda o anche come privato, valutandone anticipatamente il grado di rischio di non vedere saldato il proprio capitale.

Il rating aziendale dunque non è altro che un punteggio assegnato all’impresa che indica la probabilità di insolvenza. Ovviamente migliore sarà il rating (A) più facilmente l’azienda avrà condizione favorevoli nell’accedere a finanziamenti a tassi di interesse bassi e/o agevolati e meglio sarà vista da altri enti e aziende.

I vantaggi di un rating positivo per una impresa

Il rating è un indice dell’affidabilità creditizia di una impresa. Di conseguenza rappresenta un punto di riferimento per la sua riconoscibilità ed allineamento con i parametri del sistema bancario.

Quali sono i vantaggi di un rating positivo e per quali ragioni una impresa deve curare con attenzione il proprio rating:

  • visibilità verso clienti attuali e prospect, fornitori, creditori a livello nazionale ed internazionale
  • accesso al credito, anche alternativo a quello bancario con ricorso a forme di finanza d’impresa, nazionale ed internazionale
  • accesso a risorse internazionali, soprattutto in quei mercati nei quali l’impresa non opera ed intende espandersi
  • riduzione dei costi di finanziamento per imprese con rating alto e maggiore fiducia degli investitori
  • partecipazione a bandi di gara internazionali
Il rating delle aziende: quali sono i parametri utilizzati dalla banca per l’analisi dei rating interni

I fattori di rischio che vengono presi in considerazione dalla banca sono:

  • la probabilità di insolvenza (probability of default, PD)
  • la perdita attesa nel caso di insolvenza (loss given default, LGD)
  • l’esposizione al momento di insolvenza (exposure at default, EAD)
  • la vita residua del debito (maturity, M)
Quali fattori influenzano il rating aziendale

Le informazioni desunte dal bilancio ottico aziendale consentono di determinare il rating aziendale a seguito di un’analisi che tiene conto:

  • stato attivo o inattivo dell’impresa
  • anno di costituzione
  • anzianità dei soci e degli esponenti
  • quoziente di indebitamento, debiti su mezzi propri
  • livello di liquidità
  • redditività
  • fatturato, analizzato sulla base dello storico e delle prospettive
  • MOL, margine operativo lordo
  • tasso di copertura degli oneri finanziari
  • risultato operativo su fatturato
  • fatturato su capitale investito
  • quoziente di struttura
  • risultato netto su mezzi propri

Il rating aziendale non rimane costante nel tempo. Può essere modificato in relazione ai parametri sopra indicati ed alle strategie che l’impresa vuole adottare per migliorare la propria affidabilità.

Come si calcola il rating delle aziende

Il punteggio del calcolo del rating si basa sulla probabilità di insolvenza. In sostanza, le diverse classi in cui puoi essere incasellato indicano la probabilità che la tua impresa non ripaghi i debiti e fallisca nei successivi 12 mesi.

Ad esempio: una classe 3BBB+ significa che su 100 imprese con la stessa valutazione lo 0,13% ha una probabilità di insolvenza nel corso dell’anno successivo. Mentre le classi sono in ordine decrescente (5 è la più sicura, 1 sconsigliabile) il rating è invece espresso con lettere dell’alfabeto (AAA ottima, D pessima) e accompagnate dalla percentuale di insolvenza e da un numero di stelle.

Quali benefici posso ottenere conoscendo il rating della mia azienda?

Conoscere i dettagli che concorrono ad assegnare il giudizio sulla tua azienda ti permette di fare scelte consapevoli e di adottare qualche accorgimento per migliorare il punteggio.

Ecco una lista dei possibili benefici che potresti trarre dal conoscere il tuo rating:

  • Ottenere un nuovo finanziamento
  • Rinegoziare durata e interessi del proprio finanziamento
  • Accorciare le distanze con la tua banca, parlando lo stesso linguaggio
  • Certifica il miglioramento (se per esempio una impresa si è rinovata dopo un periodo di difficoltà)
  • Certifica la solidità dell’impresa
  • Per proporsi a nuovi finanziatori
  • Ottenere la fiducia dei fornitori
  • Concludere più facilmente accordi con partner esteri

 Il rating delle aziende e il ruolo del bilancio

Ed ecco che entra in scena il bilancio aziendale. Abbiamo visto come con la chiusura di bilancio si vadano a esaminare alcuni dati fondamentali riguardanti l’andamento dell’azienda, tra cui il conto economico e lo stato patrimoniale e le imposte e tasse.

Le agenzie di rating prendono generalmente in considerazione gli ultimi 3 bilanci aziendali, tuttavia spesso hanno a disposizione dati ancora meno recenti.

Tra i parametri che l’agenzia ricava dal bilancio ci sono:

  • Solidità
  • Liquidità
  • Produttività
  • Redditività

Ovviamente, così come quelli positivi, è possibile ricavare dal bilancio anche i dati negativi.

Come ad esempio i protesti, le insolvenze e altro ancora, che concorrono ugualmente alla formazione del rating aziende.

Rientrano invece tra gli aspetti qualitativi utili al rating aziende:

  • Business plan
  • Controllo di gestione
  • Andamento dell’impresa
  • Organigramma
  • Notizie dalla stampa

Il rating delle aziende e i metodi di valutazione automatici: lo score

Il processo di valutazione del rischio di credito, può avvenire anche in modo completamente automatico, in questo caso il merito di credito viene definito dallo score. 

Lo score è un’analisi quantitativa e automatica basata su modelli statistici che impiegano un’ampia gamma di informazioni storiche sull’impresa. Nello specifico come bilanci, settore di appartenenza, abitudini di pagamento.

Il risultato è generalmente un punteggio che, in una scala da 1 a 10, esprime la probabilità di mancato pagamento (o insolvenza vera e propria) dell’impresa. In sostanza, lo score scatta un’istantanea dell’azienda utilizzando i dati storici per valutarne il rischio di credito.

Lo score, quindi, guarda alla storia passata di un’azienda.

Mentre il rating cerca di guardare anche a quella futura e, in presenza di ulteriori dati qualitativi e non, può modificarne la valutazione dello score in negativo o in positivo.

Dopo averti dato una panoramica su quello che è il rating delle aziende, a cosa serve e quali sono i vantaggi ti svelo i trucchi per migliorare la centrale rischi e il rating aziendale.

Partiamo dal presupposto che se paghi i fornitori, le rate dei finanziamenti e non sconfini mai dagli importi che la tua banca ti ha concesso di utilizzare come fido o scoperto di c/c, non potrai mai avere problemi circa l’andamento della centrale rischi.

Questa regola è valida in generale, ma può capitare anche un periodo poco felice no? Può succedere di vedere un calo delle vendite. Oppure di soffrire per ritardi nei pagamenti dei nostri clienti/creditori, è normale e accade anche ai migliori imprenditori. 

In questi casi potreste essere messi di fronte a scelte forzate: pagare un fornitore con un piccolo sconfinamento in centrale rischi per non pregiudicarne i rapporti (magari perché i prezzi che ci vengono praticati sono molto buoni) oppure no?
Meglio pagare la rata del finanziamento o utilizzare i soldi per non sconfinare sul normale c/c?

Ci sono delle semplici regole comportamentali piuttosto banali a prima vista ma che, se costantemente seguite, possono migliorare notevolmente la vostra centrale rischi!

La maggior parte degli imprenditori, con aziende a volte anche di importanti dimensioni, spesso ignora queste semplici regole. Ancora peggio, trascura le conseguenze che ci sono non mettendole in pratica.
Vediamole in ORDINE DI IMPORTANZA.

Mai sconfinare o essere insolventi per più di 90 giorni consecutivi.

Un temporaneo sconfinamento, che accade quando utilizzi più credito di quello che la banca ti ha concesso di utilizzare, ha un effetto sul tuo “andamentale” e sul giudizio che lo stesso istituto di credito dà all’azienda.

Se però questo sconfinamento diventa continuativo (cioè superiore a 90 giorni consecutivi) il suo “codice” (secondo un sistema di utilizzo bancario) cambia e diventa molto più penalizzante per l’impresa!


La prima regola ovviamente è cercare di non sconfinare mai, ma se non avete il denaro per pagare? In pratica dovete ricoprire il conto dove avete sconfinato o non avete pagato una rata.

Come? Attingendo soldi da un altro conto in un’altra banca, che registrerà quindi un nuovo sconfinamento in sostituzione del vecchio che dovevate ricoprire.


Quando saldate l’arretrato o parte di esso inoltre specificate FORMALMENTE che il pagamento è da imputare alla rata più vecchia e non all’ultima!

Mai sconfinare o essere insolventi per più di 180 giorni.

In aggiunta ai 90 giorni di cui sopra è fondamentale non superare la soglia dei 180 giorni di sconfinamento/insoluto continuativo.

Vi potrebbe succedere infatti di non essere in grado di ruotare su più banche un insoluto per non superare i 90 giorni continuativi della regola 1. In questo caso fate in modo almeno di rimanere entro i 180 giorni!
Questo limite temporale infatti trasforma un ritardo/insoluto/sconfinamento in un vero e proprio PAST DUE (termine tecnico usato dalle banche) ovvero la banca a questo punto considera il vostro debito come una “sofferenza”, facendo scivolare il vostro rating a livello default (il più basso!).

In caso di insoluto/sconfinamento scegliete una linea a revoca.

Se proprio non riuscite o non potete rimanere entro gli affidamenti concessi, scegliete almeno di sconfinare su una linea a revoca (cioè una linea di scoperto di c/c,).
È infatti molto meno dannoso intaccare le linee a revoca che il non pagare le rate di un mutuo/leasing/finanziamento!
Cercate inoltre di alternare gli inadempimenti periodicamente da una banca all’altra (un po’ per uno non fa male a nessuno!!).

Questo vi consente infatti di proteggere il vostro andamentale e il rapporto con la banca.

Attingere liquidità dalle linee di credito sottoutilizzate.

Se avete ad esempio una rata in scadenza su una banca e sul conto corrente non ci sono sufficienti soldi, girate del denaro che avete a disposizione su un c/c di un’altra banca (nello specifico tentate di utilizzare uno scoperto di c/c sottoutilizzato, dove cioè avete ancora del margine a disposizione prima di raggiungere il limite di affidamento concesso).

In questo caso inoltre varrebbe anche la Regola 3, cioè a costo di pagare la rata del mutuo potete anche sconfinare su una linea a revoca.


Sembra un’ovvietà, ma molte volte accade che un’azienda si ritrovi una rata in arretrato (o uno sconfinamento) con la Banca A e, nonostante la presenza di una somma di denaro disponibile presso un’altra Banca B (ad esempio su una linea a revoca come uno scoperto di c/c non utilizzato a pieno), non saldi l’arretrato in essere.
Prestate attenzione a queste cose, attingendo il denaro da dove ne avete a disposizione.

Equilibrio nell’utilizzare le linee a revoca.

Dovete mantenere anche un certo equilibrio nell’utilizzo delle linee a revoca.
Se ad esempio avete un importo concesso di 100, cercate di mantenere un utilizzato al massimo di 75, cercate cioè di rimanere tra il 50% ed il 75% dell’affidamento concesso.

Seguendo anche la precedente regola dovreste riuscire a trovare la giusta “riserva” da mantenere nelle linee a revoca.
In aggiunta a questo dovete però cercare anche di non utilizzare troppo poco la linea concessa! 

Non rimanete al di sotto del 40% dell’affidamento concesso, se cioè avete uno scoperto di c/c pari a 100 cercate di utilizzarne almeno 40.

Le banche infatti, in presenza di sottoutilizzo su linee a revoca, possono essere indotte a pensare che qualche altra banca vi abbia bloccato l’utilizzo degli affidamenti in presenza di difficoltà/criticità/problematiche di qualsiasi tipo.
L’utilizzo del conto in definitiva deve essere equilibrato, tra il 50% ed il 75%, né più né meno.

Distribuite equamente i crediti rischiosi.

Come ultima regola cercate di distribuire equamente tra le banche con cui operate i crediti/fatture che già sapete essere rischiosi e di “basso livello”. La regola segue direttamente la numero 3, cercate di mantenere un buon andamentale e positivi rapporti con tutte le banche.

Spero che anche questi consigli ti siano stati d’aiuto per capire come riuscire ad avere un buon rating della tua azienda. In ogni caso se vuoi approfondire maggiormente l’argomento ed affidarti ad un team di esperti in rating e finanza d’impresa, compila il form qui sotto e richiedi la tua consulenza gratuita.

Avrai a tua disposizione un professionista AlzaRating che ti spiegherà come ottimizzare il tuo rating  e quali sono le leve da potenziare per far crescere la tua azienda, grazie ai nostri prodotti.

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